Pietro Carveni, Santo Benfatto & Maria Salleo Puntillo
Le rocce vulcaniche lapidee presentano buone caratteristiche geotecniche e un’elevata stabilità; per tale motivo, quando esse vengono interessate dall’abrasione marina formano alte falesie a picco, piattaforme d’abrasione marina e solchi di battente, morfosculture che possono testimoniare variazioni del livello del mare.
Nella zona di Aci Castello, lungo la costa ionica della Sicilia orientale, si trovano alcune delle rocce vulcaniche più antiche del distretto eruttivo etneo (ROMANO et al., 1979) conosciute in affio-ramento; esse presentano chiari contatti di intrusione e di sovrapposizione con le Argille Marnose Azzurre Infrapleistoceniche, che costituiscono il sedimento più recente del substrato etneo.
La rupe su cui sorge il castello, eponimo della località rivierasca, risalente per la parte più antica all’epoca greca, (Fig. 1) presenta forma di parallelepipedo irregolare, con pareti verticali su cui affio-rano brecce vulcanoclastiche e lave a pillow (CORSARO & CRISTOFOLINI, 2000), facenti parte delle Lave sub-alcaline di base (ROMANO et al., 1979).
A SW della rupe affiora una colata lavica sub-aerea, relativa all’eruzione del 122 a.C. o a quel-la del 252-253 d.C. (ROMANO & STURIALE, 1982).
Attorno alla rupe si estende una piattaforma di abrasione marina (Figg. 1 e 2), impostata su la-ve a pillow (Fig. 3) e brecce vulcanoclastiche, con subordinati affioramenti conglomeratici e dicchi, alta circa un metro sul mare, più o meno accidentata, in funzione dei litotipi affioranti.
Sulla base dell’analisi morfologica, è stata elaborata una ricostruzione paleogeografica della zona a meridione della rupe (CARVENI et al., 2005):
a) la prima testimonianza di un sollevamento della zona rispetto al livello del mare attuale è fornita da un solco di battente attualmente ubicato a 8,7 metri di quota (Fig. 4 A: Fase I, a);
b) un seconda testimonianza di movimenti verticali della zona è fornita dal solco di battente di quota 6 metri (Fig. 4 B: Fase II, b);
c) un terzo sollevamento è testimoniato dalla piattaforma d’abrasione marina che si trova at-tualmente a 4,5 metri di quota (Fig. 4 B: Fase II, c);
d) in occasione di un quarto sollevamento la rupe, precedentemente isolata, si unisce alla terra-ferma, la piattaforma d’abrasione di cui al punto precedente emerge e questa, in occasione dell’eruzione del 122 a.C. o di quella del 252-253 d.C., viene ricoperta da una colata di lava sub-aerea (ROMANO & STURIALE, 1982) (Fig. 4 C: Fase III);
e) in seguito ad un innalzamento relativo del livello del mare, questo affioramento viene inte-ressato dall’erosione marina che vi forma una falesia, presto colonizzata da litodomi (Fig. 4 D: Fase IV);
f) un nuovo sollevamento della zona porta alla formazione del solco di battente di quota 1,5 metri e della piattaforma di quota 1 metro (Fig. 4.E: Fase V);
g) un ulteriore sollevamento della zona porta alla configurazione attuale (Fig. 4 F: Fase attuale).




Riferimenti bibliografici
CARVENI P., BELLA D., BENFATTO S., MANISCALCO R., SALLEO PUNTILLO M. & STURIALE G. (2005) – Sollevamenti a grande scala e conseguenti fenomeni gravitativi: l’esempio del versante orientale dell’Etna (Sicilia). Il Quaternario, 18(2), 157-171.
CORSARO R.A. & CRISTOFOLINI R. (2000) – Subaqueus volcanism in the Etnean area: evi-dence for hydromagmatic activity and regional uplift inferred from the Castle Rock of Aci Castello. Journ. Volc. Geoth. Res., 95, 209-225.
ROMANO R., LENTINI F., STURIALE C., AMORE C., ATZORI P., CARTER S.R., CRISTOFOLINI R., DI GERONIMO I., DI GRANDE A., DUNCAN A.M., FERRARA V., GHISETTI F., GUEST J.E., HAMILL H., PATANÈ G., PEZZINO A., PUGLISI D., SCHILIRÒ F., TORRE G. & VEZZANI L. (1979) – Carta geo-logica del Monte Etna, scala 1:50.000, C.N.R. – Progetto Finalizzato Geodinamica – Istituto Interna-zionale di Vulcanologia (Catania).
ROMANO R. & STURIALE C. (1982) – The historicaleruptions of Mt. Etna (Volcanological da-ta). Mem. Soc. Geol. It., 23, 75
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